Presentazione del libro “Donna Luisa” a Valeggio Lomellina – 15 giugno

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Non ricordo il momento in cui ho fatto conoscenza con donna Luigia Busca, figlia adottiva del marchese Antonio Busca e moglie del conte Pietro Sormani Andreani Verri: probabilmente la prima notizia del suo passaggio nelle terre della mia adorata Tessera l’ho avuta leggendo qualche notizia, qua e là, sulla storia del territorio di Valeggio, magari in un libro scritto proprio dall’amico Umberto De Agostino, che ho coinvolto in questo progetto e che ringrazio infinitamente per la passione, la competenza e la pazienza. Ma da quella che era poco più di una suggestione è nata l’idea di far emergere, dalle pagine degli archivi e delle cronache dell’epoca, la figura di questa donna, così legata a quella che per me è “casa”, e che, grazie all’intreccio delle vicende della sua celebre famiglia sul territorio lomellino, avrebbe potuto aiutarci a raccontare questa terra meravigliosa e portatrice di ricchissime eredità.

Se il nome del marchese Antonio Busca campeggia sulla facciata della casa padronale della Tessera (accanto alla data 1854), sappiamo che la giovane Luigia, nipote del marchese e sua figlia adottiva, fu la prima donna proprietaria della tenuta assieme al castello di Valeggio (uno dei più imponenti e suggestivi della Lomellina) e alla cascina Erbogna. Incontriamo il suo nome (donna Luigia, o Luisa più confidenzialmente) in diversi documenti, risalenti alla fine Ottocento-inizio Novecento, che ancora oggi capita di consultare. E, in mezzo a queste pagine segnate dal tempo, leggiamo di una donna che firma atti, concede affitti, coordina i rapporti con i comuni e le parrocchie, intrattiene relazioni, sempre, come era d’uso e di legge, “con l’autorizzazione del marito”, il conte Pietro Sormani Andreani Verri. Appena ci si addentra tra i documenti che restituiscono gli archivi, ci si trova davanti a una donna poliedrica, che ha avuto un’infanzia non certo facile e che ha vissuto con grande attaccamento, responsabilità e iniziativa la gestione delle proprietà di famiglia. I suoi genitori morirono in circostanze tragiche e Luisa, con le sue sorelle, venne adottata dallo zio Antonio Busca, che scomparve dopo pochi anni. E proprio a Luisa lo zio lasciò in eredità il possedimento di Valeggio, assieme alla celebre Villa Arconati (il “Castellazzo di Bollate”).

La famiglia Busca Arconati Visconti ha lasciato una traccia importante nei luoghi che ha attraversato, così come le numerose famiglie della nobilità milanese che si dividevano tra i lussi dei palazzi milanesi, i ricevimenti, le serate alla Scala e l’amministrazione dei possedimenti lomellini tutte le famiglie che hanno intersecato nei secoli la famiglia Busca, e che ritroviamo nei toponimi che incontriamo tutti i giorni (la roggia Busca, la fontana Arconati, la cascina Crivellina…) e che hanno disegnato il passato e il presente di una ampia parte di Lomellina.

La Lomellina, che Umberto definisce “coprotagonista” di questa biografia, è terra fatta di acqua, agricoltura, storia, una terra di biodiversità e risaie, di castelli e cascine…

La bellezza del paesaggio, ricco di distese di acqua che riflettono l’intensità del cielo, potrebbe far pensare a un’opera della natura, mentre, in realtà, a lasciare un segno indelebile è stata l’opera di uomini e donne che nei secoli hanno trasformato un’area ondulata, occupata da una fitta e variegata vegetazione, in una zona arricchita da terreni coltivabili: dalle comunità di monaci del Medioevo alle famiglie della grande aristocrazia rinascimentale, molti sono stati gli illustri protagonisti della storia del nostro territorio, a partire dagli Sforza e dai Visconti.

La Lomellina mai come oggi sente l’urgenza di raccontarsi e di farsi scoprire, e, perché no, di riscoprirsi nella propria identità e vocazione. E l’idea di iniziare a osservare luoghi, persone, vicende, attraverso gli occhi di una protagonista del suo tempo aggiunge colore e profondità alla lettura del racconto di questo territorio.

Marta Sempio