Comune di Cozzo

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Castello di Cozzo

Via Roma 65
Telefono: 0384.74102
Fax: 0384.74013
Posta elettronica: comunedicozzo@libero.it
S
ito Internet: www.comune.cozzo.pv.it

EVENTI ANNUALI

  • Festa d’estate: luglio
  • Festa patronale (Sagra della porchetta): prima domenica di settembre

CENNI STORICI

Cozzo rientrava prima dell’anno Mille nei domini dei conti di Lomello. Dopo questa data, il borgo fu dato in feudo dal vescovo di Vercelli a un Aimone, conte di Vercelli. Nel 1214, durante gli scontri con Pavia, i milanesi lo espugnarono estendendo il loro dominio sulla Lomellina. Cozzo passò quindi sotto la signoria dei conti di Langosco, principi dell’Impero, che cedettero il castello ai Confalonieri, che a loro volta lo vendettero ai Caccia di Novara. Infine, nel 1465 entrò a far parte del patrimonio dei Gallarati.
In quell’anno, Francesco Sforza consentì che Pietro Gallarati lo acquistasse. Fidato collaboratore e consigliere di Francesco Sforza, anche grazie alla parentela con Bianca Maria Visconti, Pietro Gallarati fu spesso incaricato di delicate e importanti missioni, ricevendo in premio concessioni e privilegi per sé e la sua famiglia: Francesco Sforza, nel 1456, gli concesse l’investitura del feudo di Cerano, e nel 1465, lo autorizzò all’acquisto del castello di Cozzo e lo investì relativo del feudo, concedendogli in dono i diritti e le entrate di quella terra. La duchessa Bianca Maria, nel periodo in cui governò il ducato con il figlio Galeazzo Maria Sforza, gli concesse il feudo di Sant’Angelo e di Celpenchio, oltre all’autorizzazione a ricavare dal fiume Sesia l’acqua necessaria per l’irrigazione della sua proprietà. La concessione fu rinnovata nel 1473 dal duca Galeazzo Maria, che autorizzò Pietro Gallarati e Cicco Simonetta (titolare del feudo di Sartirana) a ricavare acqua dal Sesia per mezzo della roggia Gamarra. Il castello appartiene tuttora ai discendenti della famiglia Gallarati, una tra le più importanti famiglie del patriziato milanese, che aggiunse nel 1734 il nome e i titoli Scotti.
L’importanza del paese ci porta a ritenere che già in epoca antica il castello fosse dotato di fortificazioni. Come per la maggior parte delle rocche lomelline non conosciamo la data esatta della costruzione, ma l’aspetto poderoso, a pianta quadrilatera, e la tecnica costruttiva delle opere murarie, lo ricondurrebbero all’XI secolo. Tuttavia, la torre dell’angolo sudorientale è caratterizzata a tre quarti dell’ altezza da una triplice cornice decorativa “a denti di sega”, tipica dell’ età viscontea, mentre nell’aspetto globale è assimilabile alle “torri colombaia” quattro-cinquecentesche. Tali incongruenze stilistiche sono probabilmente dovute a una ristrutturazione generale di età rinascimentale o di poco precedente.
L’edificio si sviluppa maggiormente in altezza rispetto alla pianta, particolare insolito, unicamente riscontrabile nel castello di Tortorolo, per cui, come per quello di Cozzo, è ipotizzabile un sovralzo dell’intero edificio, avvenuto in epoca imprecisabile. Dopo il periodo rinascimentale il castello non subì ulteriori rimaneggiamenti di rilievo, ad eccezione della modifica nel numero e nello stile delle aperture esistenti, modifica che non ha alterato l’aspetto generale del monumento, Un restauro effettuato in questo secolo lo ha riportato alle condizioni strutturali originarie, rivelando affreschi e decorazioni di notevole valore.
Fin dal 1467 Pietro Gallarati, attivo collaboratore di Ludovico il Moro e amico dei maggiori artisti del tempo, tra cui Leonardo da Vinci, aveva fatto restaurare e fortificare il castello che, essendo posto al confine dello stato, era esposto ad attacchi esterni, particolarmente da parte dei sudditi del duca di Savoia e del marchese del Monferrato. La duchessa Bianca Maria Visconti gli aveva inviato il suo ingegnere, Benedetto, al fine di coordinare i lavori di fortificazione. Nel 1475, con l’autorizzazione di Galeazzo Maria Sforza, furono ordinate altre opere: fu scavato un nuovo fossato che racchiudeva anche l’orto, il giardino e le abitazioni adiacenti; inoltre furono restaurate le mura di cinta del paese, dotate di un fossato simile a quello che proteggeva il castello. L’intero edificio, completamente rinnovato, fu trasformato in residenza di campagna della famiglia, in cui Pietro Gallarati ospitò illustri personaggi: il duca Galeazzo Maria Sforza, appassionato di caccia al cervo, Cicco Simonetta, suo segretario, e altri insigni esponenti della corte sforzesca. Si ritiene che lo stesso Leonardo vi abbia soggiornato mentre era impegnato alla Sforzesca, nei pressi di Vigevano, anche perché incaricato da Ludovico il Moro della sistemazione delle acque e dei canali della Lomellina. L’ospite più autorevole fu senza dubbio il re di Francia Luigi XII, disceso in Italia per tentare la conquista di Milano, che egli rivendicava in quanto discendente di Valentina Visconti. Il 30 settembre 1499, Pietro Gallarati andò incontro al sovrano francese al suo ingresso nei confini dello stato.

L’ambientazione dell’edificio è molto suggestiva. Attraverso un ampio portone, un tempo munito di ponte levatoio, si accede a ciò che rimane dell’antico ricetto, i cui edifici sono oggi adibiti ad abitazione di servizio.
Un ponte in muratura porta all’ingresso, costituito da un portale aperto nel fronte est e sovrastato dalle abituali scanalature degli apparati di sollevamento di un secondo ponte levatoio. Da qui si passa al cortile dove si può ammirare un pozzo, mentre sul lato meridionale, in corrispondenza della torre angolare, si osserva un affresco con le armi degli antichi feudatari. Sulla facciata esterna è invece dipinto un grande stemma con cimiero e corona marchionale, adottato dalla casa Gallarati dopo il 1734. Alla sommità i muri perimetrali conservano una merlatura ghibellina, oltre la quale si intravedono comignoli di gusto classico, ma di recente costruzione. Molte sale conservano gli originali soffitti a cassettoni in legno e sono riccamente affrescate. Nella sala Luigi XII spicca un affresco raffigurante l’incontro tra il re di Francia e Pietro Gallarati. Vi sono rappresentati, con figure a metà grandezza, due cortei che si incontrano: nel primo appare il sovrano con la corona sul capo, accompagnato da due cardinali in veste da viaggio (il cardinale D’Amboise e il cardinale Giuliano Della Rovere), attorniati da gentiluomini del seguito e della scorta armata con alabarde e lance.

La chiesa parrocchiale di Cozzo fu costruita nel 1863 dal defunto duca Tommaso Gallarati Scotti e restaurata ne 1962 da don Bernardo Merlo. È dedicata a S. Vittorino, vescovo e martire, la cui festa viene celebrata la prima domenica di settembre.
Con l’arrivo di don Carlo Donisotti, giunto a Cozzo nel 1985, il paese si è arricchito di altre due cappelle: la prima, dedicata a Maria Mater Misericordiae, è stata ricavata dall’antico ossario, edificato nel XVI secolo; la seconda è una suggestiva cripta sotto stante la casa di preghiera Mater Misericordiae et Eusebii. Nel comune vi sono altri luoghi di culto: la cappella dedicata alla Natività di Maria, a 500 metri dal paese, lungo la strada che conduce alla cascina Cascinazza (proprietà della famiglia Mauri), e la chiesa dedicata a Santa Margherita, costruita dalla famiglia Sforza alla cascina Boscaiolo.